SUPRA NATURA - DEM & SETH MORLEY (2013)
“Un anno di storia d'Italia raccontato da Madre Natura.
La Natura parla e impone la sua purificante estetica, una rivincita animista, pagana, una dichiarazione artistica di religiosità.” Alberto Rigettini
“Troverai più nei boschi che nei libri”, Bernardo di Chiaravalle. Questo l’incipit di Supra Natura, il film girato a quattro mani da Seth Morley e Dem. Un percorso introspettivo tra il reale e il sognato. Un microcosmo di minuziosi dettagli che portano lo spettatore a seguire passo per passo, nel senso letterale del termine, poiché di cammino interiore e fisico trattasi, l’evoluzione del protagonista che abbandona quel surplus della vita banale e quotidiana per riavvicinarsi alla natura. Quella natura madre che tutto controlla. Quella natura fatta di animali predatori, o di prede, di piante, di gocce, di alberi, di erba e di foglie secche, ma anche di sguardi e di apparizioni, sempre in bilico tra il tangibile e l’onirico, di inquieti personaggi osservatori che richiamano l’uomo grazie al loro aspetto tra l’animale, l’ancestrale, il primitivo e il mitico. Sequenze pulite ed esteticamente efficaci si susseguono tra esterno – dove la natura vige – e interno – che racchiude momenti introspettivi del protagonista che, come un demiurgo, crea simboli e mezzi attraverso feticci e object trouvè colti nei boschi. Durante la narrazione filmica del percorso verso la purificazione del protagonista, lo spettatore è riportato alla realtà attraverso piccole interruzioni date da voci che raccontano il presente. Situazioni che rompono le sequenze silenziose, pulite, ma dense di piccoli dettagli che si susseguono come una junghiana associazione d’immagine e di pensiero. Un percorso verso una riappropriazione della Natura fino al ritorno estremo ad essa. La natura sopra tutto, anche sopra la morte, che in Supra Natura non è un termine, ma inizio di qualcosaRossella Farinotti
SINOSSI
Il protagonista ci conduce nel suo viaggio spirituale mettendo in luce le grandi contraddizioni dell’Uomo moderno, tessendo il percorso esemplare per un ritorno alle origini. Si affronta il rapporto tra l’Uomo e la Natura, il suo estraniamento, la crisi esistenziale e la conseguente alienazione. Attraverso temi come la morte, la vita e la fascinazione magnetica dei sogni, si finisce con l’entrare in una dimensione altra, in cui realtà e mondo onirico si confondono, capovolgendo la visione ordinaria della vita. Ecco che segni e simboli della natura riacquistano voce e significato, attivando nello spettatore un sottobosco emotivo plurisensoriale che ruota intorno al ciclo imposto dalla natura: Nascita, Morte, Rinascita. Sacrificando la parte più malata dell’uomo moderno, si assiste alla sua rinascita. Cinzia Puggioni
NOTE INTRODUTTIVE AL FILM
1° PREMIO LIFE AFTER OIL 2014 / MIGLIOR FOTOGRAFIA
Il film è stato realizzato in modo indipendente e auto-prodotto in circa 2 anni di lavorazione osservando il passare delle stagioni.
La sceneggiatura si è costruita giorno dopo giorno ispirandosi alla natura e al proprio vissuto, documentando la condizione dell'ambiente che ci circonda e mostrando gli ultimi spazi lasciati alla natura. I luoghi fotografati si trovano principalmente nella campagna lodigiana vicino ai fiumi Adda e Po, sulle colline piacentine e in Bulgaria.
Tutte le opere d'arte presenti nel film sono state create da Dem, le maschere ispirate al mondo delle culture pre-cristiane europee sono state realizzate con materiale naturale raccolto direttamente nei luoghi in cui è ambientato il film.
AUX SOURCES!
di Cinzia PuggioniDem e Seth Morley, autori del film Supra Natura ci conducono attraverso la protagonista, la Natura, e il co-protagonista, lo stesso Dem, in un viaggio spirituale costellato da maschere e silenzi, animali e ironiche creature surreali, simboli e paure, ridando voce a quel sottobosco che fino a oggi sembra essere stato dimenticato. La storia ruota intorno a Dem, artista italiano, lungo scorci urbani e naturali e dimensioni oniriche e reali, che rappresentano le metafore visive e narrative dell’intera opera.
Dem: L’interesse che ha legato me e Seth Morley è partito principalmente dalle maschere, in particolar modo quella costruita da me e utilizzata per il film, interesse volto non tanto alla loro bellezza estetica, ma al loro significato simbolico, mitologico e sociale. La fascinazione esercitata dalla natura, il suo essere al di sopra di ogni cosa (che ha dato il titolo all’opera) e il confronto sull’esigenza di un riavvicinamento alla terra ha portato ad una collaborazione, partita inizialmente con l’idea di girare un cortometraggio.
Seth Morley: Nel film l’uomo è rappresentato da diversi volti e maschere. La maschera è il volto istintivo e animale che abita nell’uomo e rappresenta la parte più integrata e connessa con le leggi, linguaggi e forze della natura, essenza che ancora ci parla dal profondo, nonostante sia offuscata dall’Io illusorio della mente che ha preso il sopravvento.
L’uomo e la natura
La dimensione narrativa del film è delineata dai simboli della natura che parla.
Irrompono nel film brevi discorsi di politici o giornalisti, utili a contestualizzare il tempo e lo spazio dell’uomo moderno. La voce narrante, quella della Natura, è una voce atipica rispetto ai canoni imposti dal cinema occidentale: i silenzi, gli echi, gli sguardi squarciati dietro le maschere, le ombre e le forme a tratti paurose, ci parlano, attivando nello spettatore un processo plurisensoriale.
Seth Morley: Raccontiamo la storia di un uomo che divenuto consapevole dello smarrimento e allontanamento dalla propria vera natura incomincia il viaggio di ritorno verso di essa. L’uomo è natura, dunque può solo ritrovare un’armonica integrazione con essa e non continuare nel vano tentativo di fuggirla e soggiogarla.
Dem: Si racconta la natura, attraverso tempi lenti, scanditi dai suoi ritmi che fino a 500 – 600 anni fa erano quelli che determinavano la quotidianità dell’uomo. Ad esempio la scena del volo dell’uccello notturno rievoca gli auguri romani ed etruschi, sacerdoti che servivano a trarre buoni o cattivi auspici dal volo degli uccelli; questa rappresenta l’elemento chiave attraverso cui il personaggio instaura un dialogo con la natura.
Lo spazio urbano
Dem: La dimensione urbana ha perso ogni tipo di fascinazione e le sue forme stranianti sono rappresentate con i suoi capannoni, antenne, ripetitori, cimiteri. I centri commerciali enormi hanno rubato spazio alle forme e ai manufatti dell’uomo, omologandosi in grosse costruzioni che fanno dell’uomo un estraneo. Estraneo alla sua città e alla natura stessa.
Seth Morley: L’uomo deve decidere se continuare a vivere con questo senso di smarrimento o cambiare profondamente, accettando la sua natura, senza accanirsi contro tutto ciò che viene dalla vita e sfugge al suo controllo.
Si assiste così alla presa di coscienza del protagonista o coprotagonista del film della sua totale insofferenza rispetto al vuoto dato dal possesso, dello straniamento totale di fronte ad una quotidianità abortita dal cielo e dalla terra, cristallizzata su logiche fondate sull’estetica, economia, materialismo e consumismi.
Dem: Le logiche dell’urbanizzazione pare abbiano portato a cementificare persino la morte, la vita intera, i cieli – stando agli enormi edifici che ne oscurano la vista. La morte stessa è stata straniata, rinchiusa in cimiteri che assomigliano più a delle Ziggurat, prigioni di cemento e fiori che la esorcizzano.
Seth Morley: Si scappa dalla morte con la convinzione che essa sia la fine della nostra esistenza. Quello che la gente non considera è che la morte non è la fine di tutto, ma la celebrazione della vita stessa: si chiude un ciclo e se ne apre un altro che continua con le stesse qualità del precedente. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Avviene soltanto la cessazione di ogni attività del corpo fisico. Durante il sonno viviamo un’esperienza molto simile alla morte: si abbandona il corpo fisico e si vivono esperienze in un altro “corpo”, anche chiamato “corpo astrale”.
Il distacco da quelli che un tempo erano i ritmi e i tempi della natura ha portato ad un conseguente allontanamento dell’uomo dai valori della vita. La miseria emotiva in cui versa la vita umana è dovuta a questo distacco, alla perdita dei valori, conoscenze, significati.
Nel film il protagonista, dopo aver avuto dei sogni premonitori e aver decifrato il linguaggio simbolico, matura una consapevolezza esistenziale che lo porta a rifiutare uno stile di vita che rinnega la terra e i suoi sottoboschi spirituali, per abbracciare invece la ricerca delle origini, quelle primordiali radici che lo legano indissolubilmente al cuore pulsante di ogni essere.
Con Supra Natura sembra di assistere ad un antico rito di iniziazione: lo spettatore, insieme al protagonista, ruota intorno al ciclico trittico imposto dalla natura, Nascita, Morte, Rinascita e, sacrificando la parte più malata dell’uomo moderno, si assiste ad una sua rinascita.
Si completa così il ciclo, si ritorna alle origini.
Aux sources!